Si sente parlare spesso di biologico e biodinamico, due termini estremamente differenti ma il più delle volte confusi. Eppure negli ultimi anni è aumentata notevolmente la coscienza legata al mangiar sano, sia in Italia che nel resto del mondo. Per questo motivo oggi cercheremo di capire cosa significano esattamente questi due termini, per evitare di fare confusione e scegliere sempre i prodotti più adatti alle proprie scelte di vita.
Agricoltura biodinamica: un’origine antica oggi diventata di moda
Alcune parole che siamo così abituati a sentire oggigiorno, come appunto biodinamico, in realtà rappresentano un metodo di coltivazione che non aveva bisogno di tali chiarimenti lessicali in passato. L’agricoltura biodinamica altro non è che un modo di coltivare, che segue i cicli naturali dell’ambiente e della natura per non sovraccaricare il terreno e gli altri elementi naturali.
In poche parole quando si parla di biodinamico significa rispettare l’equilibrio naturale della terra, composto dal ciclo dell’acqua, dalla formazione delle sostanze nel terreno, dal sole, alle fasi lunari e così via dicendo. Rispetto al biologico, un metodo di agricoltura che limita fortemente o esclude del tutto le sostanze chimiche, il biodinamico aggiunge un ulteriore tassello a questo procedimento di coltivazione, il rispetto dei tempi della natura che ci circonda.
Pensandoci un momento è chiaro come l’agricoltura biodinamica era una pratica piuttosto comune nell’antichità, quando venivano rispettati i tempi di riposo del terreno con la rotazione a maggese, oppure seguendo i cicli lunari sia per la piantagione che per la raccolta. Tuttavia la metodologia biodinamica viene ricondotta al filosofo Rudolf Steiner, il primo che tra il 1800 e il 1900 riunì insieme i principi cardine di queste procedure, sintetizzandoli in un vademecum generale.
Secondo Steiner non è possibile coltivare la terra senza tenere conto della forza della natura, una potenza derivata dall’influenza dei pianeti e in particolare del sole e della luna. Per questo motivo gli agricoltori devono necessariamente studiare le fasi lunari, la biodinamica chimica delle sostanze nutritive presenti nel terreno, la rotazione delle colture e il riposo della terra.
Ovviamente si può aiutare la natura a fare il suo corso, ma intervenendo soltanto con alcune sostanze naturali, preparati che non interferiscono con l’equilibrio dell’ambiente ma lo stimolano senza alterarlo. Ad esempio l’agricoltura biodinamica utilizza composti a base di erbe naturali, come il tarassaco e la valeriana, oppure lo stesso letame proveniente dagli animali erbivori, che fornisce con la sua decomposizione nutrienti fondamentali per una terra fertili e in grado di sostenere una coltivazione su larga scala.
Biologico: al di là della chimica tradizionale
A differenza del biodinamico, il biologico invece non si basa necessariamente su tali principi, ma sull’abolizione di fertilizzanti, insetticidi e fungicidi di origine chimica e artificiale. Naturalmente ciò significa un’agricoltura libera da pericolose sostanze tossiche, che entrano nel ciclo dell’acqua e vengono assorbite dai vegetali e dalla frutta.
Tuttavia il biologico non obbliga all’utilizzo dei procedimenti biodinamici, mentre il biodinamico prevede un’agricoltura biologica per sua stessa natura. Si può vedere il confronto come un processo diviso in step. Quando ci si avvicina a un’alimentazione sana il primo passo è il biologico, ovvero prodotti freschi, a chilometri zero e coltivati senza sostanze chimiche pericolose.
Dopodiché esiste un secondo step, i prodotti biodinamici, che non solo non prevedono l’utilizzo di tali sostanze, ma rispettano l’equilibrio naturale dell’ambiente e la sua capacità di produrre cibo per il nostro sostentamento. Ovviamente il biodinamico rappresenta una nicchia rispetto al biologico, infatti se per l’agricoltura bio basta adeguarsi alle normative vigenti, per il biodinamico è necessario modificare l’intera struttura produttiva di un’azienda agricola, un processo complesso, lungo e costoso.