cibo biologico

Negli ultimi mesi si è acceso un forte dibattito intorno al biologico, con molti quotidiani e siti di settore che hanno pubblicato diversi articoli che hanno fatto molto rumore, aprendo una questione intorno al mondo bio. In particolare alcune ricerche hanno mostrato che il biologico sia si positivo per la salute umana, ma non per quella del pianeta, in quanto le coltivazioni biologiche causerebbero una crescita dell’inquinamento.

Ovviamente gli studi si riferiscono a coltivazioni realizzate su larga scala, che potrebbero comportare un aumento del consumo di suolo, mentre l’agricoltura tradizionale richiederebbe una superficie minore. In seguito a queste pubblicazioni, sul web sono apparsi articoli di vario genere, con opinioni discordanti da un lato e dall’altro. Per questo motivo cercheremo di fare un po’ di chiarezza, per capire se realmente il biologico faccia bene o no all’ambiente.

Perché il biologico inquinerebbe l’ambiente?

Innanzitutto è necessario fare una premessa. Tutte le ricerche che hanno indicato nel biologico, ovvero nelle coltivazioni naturali con forti limitazioni all’utilizzo di pesticidi e altri prodotti chimici, un serio problema si riferivano alla ricaduta ambientale, non salutare. Infatti nessun ricercatore mette in discussione che il cibo biologico sia benefico per la salute, nettamente migliore rispetto a quello ottenuto con metodologie intensive.

Tuttavia le coltivazioni biologiche richiedono una superficie maggiore in comparazione a quelle classiche, quindi convertendo tutta l’agricoltura al bio si rischierebbe un inquinamento ambientale eccessivo, dovuto al consumo di suolo fertile. Ciò che emerge è che sembra impossibile sfamare biologicamente oltre 6 miliardi di persone nel mondo, quindi il bio dovrebbe rimanere un settore di nicchia.

Su questo punto sorge subito una questione. La maggior parte delle coltivazioni del pianeta, oltre l’80%, è destinata non alla realizzazione di prodotti per l’uomo, ma bensì per il bestiame, utilizzato per il latte e soprattutto le carni. Diventa evidente come il problema non sia il cibo biologico, ma al contrario l’agricoltura per i prodotti di consumo animale.

La soluzione possibile? Diminuire sensibilmente la carne nelle nostre diete, sostituendola con verdura, cereali e legumi biologici, un’operazione che non causerebbe un aumento della superficie coltivabile, poiché al contrario la terra necessaria all’agricoltura calerebbe fortemente. Inoltre è importante considerare un altro punto piuttosto interessante.

Chi acquista cibo biologico spende in media il 20-30% in più rispetto agli altri, perciò si tratta di persone più attente al consumo stesso degli alimenti, specialmente agli sprechi. Tali soggetti vantano anche una frequenza maggiore nel numero di volte con cui fanno la spesa, rifornendosi spesso a produttori locali o comunque preferendo alimenti nazionali a quelli importati.

Ne emerge un quadro abbastanza incoraggiante. Le persone che mangiano biologico selezionano accuratamente i prodotti, acquistano soltanto lo stretto necessario e sprecano poco ciò che comprano, a causa del prezzo elevato e di un’elevata sensibilità ambientale e sociale. Quindi il biologico non è una vera minaccia per l’ambiente, ma al contrario lo è un’alimentazione basata sulle carni rosse, le importazioni e lo spreco.

Il cibo biologico fa bene alla salute?

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Sul biologico si apre poi un’altra questione, sollevata da diverse inchieste riportate da importanti testate nazionali, come ad esempio Il fatto quotidiano. In particolare si tratta di quanto sia realmente sano il cibo biologico, in relazione alle politiche europee in merito ai fitofarmaci ammessi in questo genere di coltivazioni.

Sotto la lente d’ingrandimento ci sarebbero alcuni prodotti a base di rame e di piretrina, due sostanze ammesse nell’agricoltura biologica, ma che non sarebbero completamente prive di effetti collaterali per la salute umana. Ovviamente tali prodotti sono consentiti con forti limitazioni, sulle modalità di utilizzo, le quantità di principi attivi e la frequenza dei trattamenti.

Quale allora la soluzione per mangiare sano?

In merito al biologico non bisogna farsi prendere da falsi allarmismi, né tantomeno da una comunicazione scientifica a volte fuorviante. Sicuramente mangiare biologico fa bene alla salute, valorizza i piccoli produttori locali e sostiene un sistema economico e ambientale meno nocivo, sia per la salute degli esseri umani che dell’ambiente.

Allo stesso tempo non va confuso il biologico con il naturale, poiché anche l’agricoltura bio non è esente dalla chimica, seppur in dosi e modalità inferiori rispetto alle coltivazioni intensive. La scelta migliore è senza dubbio quella più logica, ovvero acquistare prodotti a Km 0, freschi e di stagione, consumando meno ma comprando alimenti di altissima qualità.

Per limitare l’impatto ambientale basta ridurre il consumo di carne, specialmente quelle rosse, che richiedono un enorme dispendio di risorse, mentre gli alimenti biologici devono essere quanto più possibile comprati localmente. La rivoluzione bio, iniziata negli anni ’70 e arrivata alla ribalta del grande pubblico circa 10 anni fa, sta portando una maggiore sensibilizzazione verso i temi ambientali e la salute.

È necessario però fare ancora molto, per supportare un sistema agricolo in grado di sfamare tutta la popolazione mondiale, in maniera sostenibile e sana. Le decisioni che prendiamo ogni giorno, quando facciamo la spesa, stanno modificando profondamente l’industria alimentare, quindi ognuno di noi deve informarsi, per scegliere in modo intelligente quali prodotti mettere in tavola, con un occhio all’ambiente e alla propria salute.

Approfondimenti

Il Fatto Alimentare: analisi approfondita sulle questione più spinose sul biologico

Federbio: risposta allo studio svedese su biologico e sostenibilità

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