Tra i vermi e i parassiti che colpiscono gli esseri umani e i mammiferi in genere, tra cui il cane, il gatto, il maiale o il cavallo, abbiamo l’Ascaris Lumbricoides. È un parassita piuttosto insidioso, la femmina adulta è lunga circa 30 centimetri per 5 millimetri, invece il maschio è leggermente più piccolo, 20 centimetri per 4 millimetri. La sua infestazione è chiamata ascaridiasi o ascaridiosi ed è piuttosto diffusa nelle zone tropicali, in particolar modo dove non ci sono efficienti condizioni igieniche.
Trasmissione, sintomi e cura
L’infestazione avviene tramite l’ingestione di cibi contaminati dalle uova mature del verme, la frutta e la verdura sono quelli più più soggetti, oppure in seguito al contatto tra bocca e mani sporche di terra.
Il percorso delle uova è il seguente: le medesime arrivano alla parte superiore del piccolo intestino, si schiudono e lasciano uscire le larve che perforano la parete intestinale.
Le larve tramite il sangue arrivano nella parte destra del cuore che, attraverso delle contratture, le spinge fino ai capillari polmonari, il luogo dove iniziano a svilupparsi. Dopo circa 10 giorni, le larve più che sviluppate raggiungono il retro bocca dove verranno in parte ingerite e in parte eliminate con starnuti o colpi di tosse.
Le larve ingerite torneranno nel piccolo intestino dove terminano il ciclo di maturazione, raggiungendo l’età adulta in circa due o tre mesi. La femmina dell’Ascaris Lumbricoides, dopo l’accoppiamento, depone circa 200.000 uova al giorno che in seguito, verranno espulse con le feci e disperse nel suolo.
I sintomi
I sintomi si avvertono quando i parassiti nell’organismo sono di un numero considerevole, i più diffusi e accertati sono la nausea, il dolore addominale, il vomito e la diarrea alternata alla stipsi. Può capitare, date anche le dimensioni del parassita, che l’Ascaris Lumbricoides raggiunga le vie biliari e provochi ittero da stasi, forti dolori nella zona del fegato, colecistiti acute, epatiti, calcolosi, più di raro appendiciti e ostruzioni intestinali.
L’ostruzione è assai pericolosa, la sua persistenza provoca pian piano la necrosi del tessuto interessato e la conseguenziale perforazione dell’organo, una condizione che può mettere a rischio la sopravvivenza del soggetto colpito, soprattutto se malnutrito. Quando invece le prime larve si trovano nelle vie respiratorie, si verificano sintomi come la tosse stizzosa e il dolore al torace, in casi più gravi anche tosse con espulsione di sangue rosso vivo.
Esami di controllo
Il primo esame da effettuare per diagnosticare l’Ascaris Lumbricoides è quello delle feci, attraverso il quale si riscontra la presenza o meno delle uova. Se invece si sospetta che il parassita si trovi nelle vie biliari o nel duodeno, bisognerà effettuare degli esami radiologici ed endoscopici.
Cura
La cura principale dell’ascaridiosi è l’antibiotico, solitamente quelli a base di mebendazolo, levamisolo, albendazolo e Pirantel Pamoato. In casi più gravi si può procedere anche chirurgicamente mentre, qualora i sintomi vengano trascurati, e la diagnosi tarda ad arrivare, l’ascaridiosi può portare anche alla morte dell’individuo.
Così come per la stragrande maggioranza delle malattie, la prevenzione è sempre la migliore cura, nel caso dell’Ascaris Lumbricoides, è necessario rispettare alcune norme igieniche piuttosto elementari che però possono essere considerate “un lusso” in alcuni paesi come quelli del terzo mondo.
Bisogna sempre lavare accuratamente i vegetali e la frutta, meglio se con acqua calda poiché il calore distrugge le uova del parassita, e poi ancora, evitare di usare le feci come fertilizzante.